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Quando uno scrittore puň dire di essere stato uno dei pochi guariti da un male crudele e raro, allora non puň esimersi dal raccontarsi. Alessandro Moscč lo fa a distanza di trent'anni ambientando e riconoscendo gli archetipi dell' ... więcej
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Quando uno scrittore puň dire di essere stato uno dei pochi guariti da un male crudele e raro, allora non puň esimersi dal raccontarsi. Alessandro Moscč lo fa a distanza di trent'anni ambientando e riconoscendo gli archetipi dell'esistenza umana che in questo romanzo ci sono tutti: la nascita, la morte, il senso di finitudine, la perdita, il mito, la fede. Un famoso calciatore diventa il viatico per far fronte ai luoghi di separatezza dalla vita, gli ospedali. Giorgio Chinaglia, mito della Lazio degli anni '70, era giŕ un "compagno insostituibile" di giochi nell'infanzia, incarnato fantasiosamente come soggetto di fedeltŕ al quale appellarsi nella solitudine. Nel romanzo figura una marcata caratterizzazione dei personaggi della quotidianitŕ: i nonni, il padre, la madre, la suora delle elementari, l'anziana signora dei vicoli, l'omino della casa di riposo, il luminare della medicina. Si apre uno spaccato sulla provincia italiana che confluisce in una dimensione-altra con la comparsa della malattia, a soli tredici anni. Ma si avverte, in fondo, che il dolore č stato anche un'occasione per riaffermare la vita.
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