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Negli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo, insieme all'incremento dei consumi e al boom economico in Europa e in Nord America, emergevano le contraddizioni di un mondo che iniziava a scoprirsi globale: la questione della povertŕ assumeva contorni nuovi e drammatici, nel volto delle «periferie» prodotte dai neo-colonialismi. Giovanni XXIII, pochi giorni prima che iniziasse il Concilio Vaticano II (1962-1965), affermň che di fronte a quelle contraddizioni la Chiesa si presentava come «Chiesa dei poveri». Da quelle parole scaturě un dibattito che coinvolse un movimento di vescovi e teologi nel tentativo di promuovere, da una parte, una radicale semplificazione degli apparati ecclesiastici e, dall'altra, l'evangelizzazione dei poveri come la principale missione ricevuta dalla Chiesa cattolica. Muovendosi tra diverse fonti - documenti di archivio, diari dei protagonisti, saggistica e articoli di stampa - il volume vuole ripercorrere e ricostruire, con un interesse storico, le trame di quel dibattilo per rispondere all'interrogativo se l'esperienza della «Chiesa dei poveri» sia riducibile a un «pezzo» della storia istituzionale del Concilio Vaticano II, oppure se possa essere compresa come ima dimensione embrionale e rappresentativa delle evoluzioni del cattolicesimo in etŕ contemporanea, lino alla ripresa di quegli stessi temi, cinquant'anni dopo, da parte di papa Francesco.
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